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Venerdì 4 settembre (Festa di Santa Rosalia), alle ore 10.30 circa, Antonio Tesoro, Presidente dell’Inter Club Arzano “Javier Zanetti”, mi ricorda che il suo sodalizio è sorto l’11 settembre 2010 e che, quindi, prossimamente, compirà 10 anni…

Dunque, l’11 settembre non è solo una data infausta, terribile, indimenticabile per l’azione criminale di 19 attentatori legati ad Al Qaida che, nel 2001, provocarono, negli Stati Uniti d’America, la morte di 2.977 persone e il ferimento di oltre 6.000…

L’11 settembre è la data di nascita dell’Inter Club Arzano “Javier Zanetti”, da sempre affiliato al Coordinamento Campano retto da Adriana de Leva.

Arzano è un Comune della Campania con oltre 30.000 abitanti, importante centro industriale soprannominato, negli anni ‘60, la “Brianza del Sud”.

Il già citato Antonio Tesoro è il Presidente e il suo DNA è, indiscutibilmente, nerazzurro: è, infatti, figlio di un “aficionado nerazzurro” che può raccontare di essere stato al “Prater Stadium” di Vienna nella finale di Coppa dei Campioni del 27 maggio 1964!

Il Signor Luigi Tesoro ha 75 anni e, sicuramente, ricorderà che in porta Sarti; Burgnich e Facchetti a presidiar le fasce difensive;
Bedin, non solo ossigeno e garretti;
Guarneri e Picchi, sempre sul chi vive;
Jair, razzente al pari d’un furetto, a scatenar i guizzi di Mazzola:
poi Domenghini e, quindi, “l’architetto” Suarez; chiude Corso, genio e spola.
Nessun maestro, a scuola, la insegnava, ma tutti l’avevamo sulla bocca.
Dopo Carosio ognuno declamava, come rapito, quella filastrocca.
(Raffaele Procacci – “Con i colori del cielo e della notte”)

Un club, quello presieduto da Antonio Tesoro, che è un miscuglio di seniores, juniores e… “quota rosa”, fondato sull’entusiasmo scatenato, in tutto il mondo, dall’Inter di Josè Mourinho: con tutti si è cercato di essere in buoni rapporti ma, è innegabile, che con alcuni c’è un feeling più particolare, come con l’Inter Club Napoli “dal Vesuvio con Amore”, Portici “22 Maggio”, Casoria “Raffaele Cristiano”, Torre del Greco, Baronia-Vallesaccarda “Lothar Matthaus”, Ottaviano “Massimo Moratti, Acerra, Capodrise, Benevento, Pesco Sannita, Piedimonte Matese “Niki Paterno” (che squadrone!).

Era il 2010, un anno veramente indimenticabile per ogni tifoso nerazzurro; i ricordi, quindi, sono “magici” così che quando un club festeggia un compleanno, dieci anni dopo, i ricordi che affollano la memoria sono tanti, tantissimi, soprattutto in chi quel club l’ha prima pensato nella mente, poi l’ha fondato, infine l’ha fatto “crescere” in un cammino (quotidiano) fatto di piccoli passi.

Nel frattempo, purtroppo, tante altre realtà associative sono sorte e scioltesi, come neve al sole, nonostante proclami altisonanti ed atteggiamenti boriosi…

Ma è vero che tifare Inter è quasi un atto masochistico, se è vero che la Beneamata è, per antonomasia, definita “pazza”.

Quale squadra al mondo è capace di fornire prestazioni scialbe, anonime, irritanti e subito poi gare con rimonte incredibili, palpitanti, indimenticabili?

Quale compagine al mondo è capace di schierare giocatori come Gresko, Caio, Sforza, Vampeta, Gilberto, Lambert, Conceicaio, Vivas, Rivas, Brechet, Lamouchi (per citarne solo 11…) e campioni come Mazzola, Facchetti, Zanetti, Cambiasso, Oriali, Milito, Zenga, Julio Cesar, Mattheus, Lukaku, Sneijder?

Quale squadra ha nel suo palmares 18 scudetti, 7 Coppe Italia, 5 Supercoppe di Lega, 3 Champions League, 3 Coppe UEFA, 2 Coppe Intercontinentali, 1 Mondiale per Club, nessuna retrocessione?

Quale formazione ha tifosi in tutto il mondo come l’Inter?

Inter: cinque lettere, tre consonanti, due vocali.

Una parola che, urlata al cielo, si trasforma in un grido di gioia, di vittoria.

Un amore che non conosce limiti di tempo e di spazio.

Un amore che coinvolge ogni centimetro del tuo corpo perché “è ‘na passione cchiù forte ‘e ‘na catena”…

Ma cos’è il tifo?

Una malattia che non ti costringe a stare in un letto ma quella che vivi ogni volta che la tua squadra gioca; è una malattia che ti fa emozionare, piangere, ridere, esultare…

Una malattia che ti fa vivere.

Tifare ti fa sentire partecipe.

Tifare è vivere per la tua squadra.

Tifare è avere il mal di stomaco prima dell’inizio della partita, durante ed anche dopo (se le cose non sono andate bene…)

Tifare è stare col fiato sospeso…

Tifare è avere, per questo, tanti amici.

Parafrasando Ron, artista di Fede Interista, potremmo affermare che “in questo tempo dove tutto passa, dove tutto cambia, noi siamo ancora qua”…

Con il pallone in testa ma non con la testa nel pallone…

Emilio Vittozzi
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